🐰 🥚 Al mondo esistono delle uova di Pasqua COSTOSISSIME, possono valere anche milioni di dollari, sto parlando delle Uova di Pasqua Fabergé.
Leggi tutto “🥚 LE COSTOSISSIME UOVA DI PASQUA FABERGÉ 🐰”I SEGRETI DELLE VIE DI FIRENZE 🛣️ 🗺️
L’articolo vi porterà a scoprire i segreti delle vie di Firenze. 🤔 Vi siete mai chiesti che cosa si cela dietro al nome di alcune vie della città?
Alcune strade sicuramente prendono il nome di personaggi illustri, ma altre invece sembrano proprio racchiudere una curiosità o segreto sorprendente (WOOOOOW 😲 🔝).
Se vi aggirate per il centro, alzate lo sguardo e cercate il nome delle vie. Vi assicuro che molte di queste vi faranno sorridere: 🌳 via dell’albero! 🧤 via del guanto! 🦆 via delle oche!
Oggi ve ne presento solo alcune, così, se un giorno passerete per il centro storico, avrete la possibilità di ricordarvi la storia e casomai farvi anche una bella e sana risata 😂
VIA DELL’AMORINO ❤️: LA STORIA DI UN INTRIGO AMOROSO

❤️ Questa via, già “via dell’Amoricchio“, nasconde aneddoti di passione, tradimenti e di un intrigo amoroso . I protagonisti di questa storia sono Messer Nicia Falcucci, la sua bellissima moglie Lucrezia, Callimaco Guadagni, il quale era perdutamente innnamorato della donna, e un certo Messer Ligurio.
Siamo nel lontano XVI secolo e la coppia Nicia e Lucrezia, che abitavano proprio in questa via, non riuscivano ad avere figli (😭). Il marito ormai si era convinto della sterilità della moglie, dando a lei tutte le colpe del caso.
🧙♂️🧪 Un giorno Messer Ligurio si rivolse a Nicia rivelandogli la ricetta di una pozione “magica” per risolvere il tutto: la mandragola 🌿. Il marito avrebbe dovuto preparare un infuso con quest’erba magica da far bere a Lucrezia, con la sola avvertenza che il primo ad avere dei rapporti con lei, dopo aver bevuto la pozione , sarebbe morto.
🤦♂️ Nicia, sconfortato, accettò di usare questa “posizione” e affidò a Ligurio il compito di trovare un disgraziato di cui sacrificare la vita.
Ma chi c’era dietro a tutto questo? Proprio Callimaco Guadagni, amico e complice di Ligurio, che si “sacrificò”, potendo consumare finalmente una notte d’amore con Lucrezia.
🎭 La vicenda fece, ovviamente, ridere tutta Firenze e si dice che ispirò la Mandragola, commedia di Niccolò Machiavelli.
VIA DEL GOMITOLO DELL’ORO 🧶

💎 Solo il nome di questa via fa pensare allo sfarzo, alla ricchezza e all’essere stato un luogo esteticamente raffinato in passato, in quanto oggi l’accesso si confonde tra le bancarelle del Mercato Centrale di San Lorenzo.
🧵 Ebbene sì, in passato qui esistevano una grande quantità di laboratori, non d’oro (☝️ non orefici, per intendersi), bensì di tessitori e filatori d’oro. Queste botteghe producevano questo filo d’oro che veniva arrortolato in gomitoli da usare per ricamare e tessere broccati, sete e in particolar modo i paramenti sacri.
👑 In questa via ebbero la propria bottega i Bigordi, specializzati nell’intreccio di ghirlande d’argento e d’oro e perciò detti “ghirlandai“. Da questa famiglia di abili artigiani sarebbe poi disceso un ramo di pittori: a cominciare da Domenico Bigordi detto “il Ghirlandaio” (1449-1494), nella cui bottega si affacciarono svariati artisti di grande fama, come Michelangelo Buonarroti.
VIA DELLA STUFA: UN BEL BAGNO CALDO 🛁

🛁 💆 In passato con il termine “stufa” si indicava il luogo dove recarsi per poter fare un bel bagno caldo e rilassarsi. In questa via esisteva dal 1292 un’antica stufa detta “di S. Lorenzo” dove i cittadini potevano tranquillamente recarsi, ovviamente pagando l’ingresso.
Nel 1427 la “stufa” divenne di proprietà della famiglia dei Lotteringhi, i quali decisero di aggiungere al proprio cognome quello di “della Stufa“.
⚔️ La famiglia dei Lotteringhi della Stufa era antichissima, si narra addirittura che un loro avo fosse giunto in Italia come capitano di milizie germaniche dell’Imperatore Ottone III verso l’anno 1000.
🛡️ Sicuramente negli anni divennero ricchissimi, possessori di vaste terre specialmente nel Mugello. Nella famiglia si possono contare ben 12 Gonfalonieri di Giustizia e 40 priori di libertà.
Della serie “non ci facciamo mancare proprio niente“.
Le curiosità di altre vie di Firenze saranno svelate durante la visita guidata: FIRENZEOPOLI, IL QUIZ SULLE VIE DI FIRENZE
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🎭 STENTERELLO: storia e origini della maschera fiorentina
Scopriamo insieme una delle curiosità fiorentine: la storia e le origini della tipica maschera di Firenze, Stenterello.
Stenterello fa parte del gruppo delle maschere della Commedia dell’Arte antica. Anzi si dice essere stata proprio l’ultima delle maschere della Commedia ad essere stata ideata.

E mentre in Italia prendevano vita le maschere di Arlecchino – servitore vivace, di Pantalone – padrone avaro, a Firenze il nostro Stenterello non poteva non incarnare i caratteri tipici del personaggio fiorentino doc: chiacchierone, furbetto, impulsivo e ovviamente sempre pronto alla battuta e allo scherzo.

Non si può definire di bella presenza perchè risulta essere un personaggio malandato, disordinato, naso prominente e senza mai un soldo in tasca.
Il suo abbigliamento trasandato è lo specchio del suo carattere: due scarpe basse diverse, una calza di un colore, l’altra di un altro, i pantaloni corti e stretti al ginocchio, la giubba a falde blu con risvolti a scacchi rossi e neri e il panciotto giallo canarino. Indossa un cappello a barchetta e una parrucca con il codino.
MA CHI E’ IL BABBO DI STENTERELLO?
Stenterello fu ideato nel XVIII secolo dall’attore fiorentino Luigi Del Buono, creatore di brillanti commedie popolari.
Del Buono era, proprio come il suo personaggio: magro, sparuto e gracilissimo. Fu proprio il pubblico toscano a dare il nome a questa nuova maschera: il personaggio veniva vista come colui “che pare cresciuto a stento”, da qui Stenterello.

Una lapide posizionata all’ingresso del chiostro di Ognissanti vuole proprio ricordare Del Buono e la sua creazione.
Durante il gioco-tour per bambini “LO STRANO GALATEO RINASCIMENTALE. CENACOLO OGNISSANTI“, prima di entrare nel chiostro di Ognissanti, ci fermeremo proprio di fronte a questa lapide per ricordare il nostro amato stenterello.
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LA FIORITA DI SAN ZANOBI 🌺🌸🌼
🧐 Vi siete mai chiesti che ci sta a fare una colonnina lì accanto allo splendido e maestoso Battistero di San Giovanni?
💐 E come mai ogni 26 gennaio gli Sbandieratori di Parte Guelfa porgono sulla base di questa colonna dei fiori meravigliosi?

Non si vuole ricordare la morte di qualcuno, quanto piuttosto un 😇 evento miracoloso avvenuto tantissimi anni fa. Il protagonista di questa storia è San Zanobi, primo vescovo di Firenze, vissuto fra il IV e il V secolo.
Il nostro Zanobi era amatissimo dal popolo fiorentino al punto che le sue spoglie erano state sepolte in pompa magna nella ⛪ cattedrale di San Lorenzo, all’epoca fuori dalle mura.

Dopo molti anni si decise però che il luogo più consono per la sepoltura del vescovo dovesse essere la nuova Cattedrale di Santa Reparata (dove oggi sorge il Duomo di Santa Maria del Fiore) e pertanto si decise di trasferirne il corpo.
🥶 Era gennaio e faceva un gran freddo. Il corte funebre uscì da San Lorenzo ed imboccò Borgo San Lorenzo. Entrò dalle mura, varcando l’antica Porta Aquilonia. Proseguì camminando sul prato che costeggiava le antiche mura e fece ZIG ZAG tra gli alberi spogli 🍁🍂.
Fu a quel punto che il drappo che ricopriva San Zanobi sfiorò un vecchio olmo rinsecchito….l’ALBERO FIORì MAGICAMENTE🌷🌼🌸🌼!!!!

L’antico olmo ormai non esiste più ma, in ricordo dell’episodio miracoloso, oggi sorge in quel luogo una colonna, detta appunto di San Zanobi. Ma c’è un particolare che rimanda all’albero: 👀 aguzzando la vista si potrà notare che nel fusto è incastonato un albero in bronzo.

⚜️ Ogni anno, il 26 gennaio, in ricorrenze di quel miracolo, la base della colonna viene addobbata con corone di fiori bellissimi, si parla infatti della FIORITA DI SAN ZANOBI.
Di questo e di molto altro parleremo durante il gioco-tour per bambini con le macchinette fotografiche: 👀IO La VEDO COSì
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☕ FONDI DI CAFFÉ? NO LEGGIAMO LA VITA DEI LEONI 🦁
Perchè Firenze è piena di leoni? Scopriamo insieme una delle tante curiosità fiorentine.
Non tutti sanno che camminando per Piazza della Signoria e sforzando la vista è possibile trovare una moltitudine di leoni 🦁. Qualcuno potrebbe anche esclamare 😱 “OH MAMMINA CHE PAURA!”. Sangue freddo: si trattano per lo più di sculture.

Ma vediamo di capire innanzitutto perchè così tanti leoni? Il leone, anzi più precisamente “Il Marzocco” era il simbolo, oltre che di potenza e di forza, del popolo fiorentino.
Nel XIV secolo però era facile imbattersi in leoni in carne ed ossa (e qui potete proprio urlare “OH MAMMA MIA CHE PAURA!”). Vivevano in un “serraglio” sul retro del Palazzo della Signoria nella strada conosciuta come Via dei Leoni.
I fiorentini erano veramente mooooolto orgogliosi di questi animali a tal punto che il loro modo di vivere veniva interpretato proprio come si fa con i fondi di caffè. Le cronache permettono di ricostruire 2 episodi direi singolari.
- L’ASINO CONTRO IL LEONE = BRUTTO PRESAGIO PER PAPA BONIFACIO VIII: lo storico cronista Giovanni Villani (1276-1348) ci racconta questo singolare episodio.

Un giorno un asino carico di legna si avvicinò al palagio dei leoni. Qui “o per paura che n’avesse, o per lo miracolo”, assalì ferocemente il leone, uccidendolo a suon di calci. Tutti pensarono “ahi ahi ahi questi son guai!” Fu ritenuto di brutto presagio per ✝️ papa Bonifacio VIII, che si trovava in visita a Firenze. Di lì a poco guarda caso il papa passò a migliore vita ⚰
- GIUBILO! SON NATI 6 LEONCINI: sempre il cronista Villani ci narra di questa nascita considerata un ottimo segno premonitore per Firenze.
“1337 nacquero 6 leoncini, la qual cosa fu segno di grande magnificenza della nostra città di Firenze”

Di questo e di molto altro parleremo durante la visita guidata per bambini in Piazza della Signoria: 🔎 CHI L’HA VISTO? Visita guidata in Piazza della Signoria 🔎
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LE “SFORTUNE” DEL DAVID DI MICHELANGELO🌶️
Il celeberrimo David di Michelangelo ha subito nel corso dei secoli una serie di “sfortune” 🌶️. Ma ripercorriamo tutto, passo dopo passo…
Il protagonista di questo articolo è proprio lui: il David, capolavoro del genio di Michelangelo Buonarroti e simbolo per eccellenza di Firenze (E QUI SCATTA L’APPLAUSO 👏👏👏)


Questo Gigante buono, possente, grande e grosso (alto 520cm e con un peso di quasi 6 tonnellate) nel corso dei secoli ha subito una serie di “sfortune” che lo hanno in parte danneggiato, rischiando addirittura di perdere dei pezzi 😱
Ma ripercorcorriamo brevemente la sua STORIA:
- Nel 1501 il giovane Michelangelo ricevette la committenza per la realizzazione di una scultura di Davide, eroe biblico. Il nostro giovane ventenne accettò la sfida ma volle a tutti i costi usare un blocco di marmo già abbozzato e abbandonato da altri artisti. Il lavoro si fece ancora più complesso perchè il marmo presentava grossi difetti, e dove c’è un difetto c’è anche la probabilità che il blocco si spezzi.
- Nel giro di soli 2 -3 anni (1502-1504) il Gigante buono era pronto per essere posizionato….ma dove mettere questo colosso? Sul contrafforte esterno del Duomo? In una piazza? Una commissione doveva decidere.


- Artisti famosi furono interpellati per dire la loro. Botticelli “Io lo metterei vicino alla Cattedrale”; Filippino Lippi “perchè non vicino alla porta principale di Palazzo Vecchio“; ed infine Leonardo (che provava astio per il suo concorrente) “Io propongo di metterla dentro la Loggia (dei Lanzi)” della serie lontana dagli occhi, lontana dal cuore.
- La commissione finalmente trovò un accordo e il David di Michelangelo venne posizionato lì dove oggi vediamo una copia, cioè davanti a Palazzo Vecchio. Posizione di grande risalto in cui il David assunse un significato politico, cioè simbolo della Repubblica fiorentina.

Ma arriviamo ora a parlare delle “SFORTUNE” 🌶️ del nostro Gigante Buono.
- Nel 1512 un fulmine 🌩️ colpì il basamento e il David si inclinò vertiginosamente. Tutto andò per il meglio (menomale!🤦)
- Nel 1527, durante una sommossa popolare, un gruppo di repubblicani, asserragliati in Palazzo Vecchio, per difendersi lanciarono dalle finestre una panca 🛋 che colpì in pieno la scultura, rompendo l’articolazione della mano destra.
🙅♀ NO PANIC! Si narra che gli artisti Giorgio Vasari e Francesco Salviati, devoti estimatori di Michelangelo, armati di una carriola accorsero a recuperare i pezzi rotti, pensando “quando le acque si calmeranno, lo aggiusteremo!“
- Il 14 settembre del 1991 un folle, Piero Cannata, danneggiò la statua con un martello, comportando la scheggiatura dell’alluce e delle prime due dita del piede sinitro. Ovviamente stiamo parlando della COPIA e NON DELLL’ORIGINALE (che era già bello al sicuro alla Galleria dell’Accademia). Pare che quando lo sorpresero con il martello in mano, dichiarò. “L’ho colpito perché me l’ha chiesto la Bella Nani del Veronese” (dipinto del Veronese conservato al Luovre)


Di questo e di molto altro parleremo durante il tour per bambini alla Galleria dell’Accademia IL DAVID SCOMPOSTO. GALLERIA DELL’ACCADEMIA
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I GIOCHI DEL PASSATO: “Giochiamo insieme? Meglio di no 😱💫!!!!”
Vagando nello splendido e magico giardino di Boboli è possibile perdersi in luoghi nascosti ma che custodiscono statue straordinarie. Alcune di queste ci presentano I GIOCHI DEL PASSATO.
Molti di questi giochi esistono ancora al giorno d’oggi e sicuramente anche voi ci avete giocato, ma vi assicuro che le versioni odierne sono molto addolcite. All’epoca più che giochi per passare il tempo sembravano delle vere e proprie pratiche di iniziazione per diventare adulti o per burlarsi di qualcuno.
Scopriamoli insieme…
1) IL GIOCO DEL CIVETTINO


Gioco violento e bizzarro che vedeva contrapposti nel Rinascimento due contendenti che, usando un proprio piede per bloccare quello dell’avversario, si scambiavano sonori schiaffi 👋😵
😱 PAF!
2) IL GIOCO DEL SACCOMAZZONE


Simile a mosca cieca, il saccomazzone è un gioco di origine contadina che si svolgeva tra 2 giocatori bendati. La mano sinistra doveva rimanere sempre appoggiata su un piedistallo, normalmente molto basso. Mentre con la mano destra si impugnava una sorta di flabello fatto con strisce di stracci annodati e collegati ad un manico di legno.
Scopo del gioco? “Frustare” 👋😵 il più possibile il proprio avversario. Perdeva chi riceveva più colpi.
😱😱 PAF! PAF!
2) IL GIOCO DELLA PENTOLACCIA

Tutti quanti ad una festa di 🎈 compleanno 🎂 avranno visto il gioco della “pentolaccia” o “pignatta”, giusto?
E’ molto semplice: dei giocatori bendati devono colpire e rompere con un bastone un contenitore appeso (in origine una pentola in terracotta chiamata “pignatta”), ripieno solitamente di dolcetti.
Probabilmente è il gioco più mansueto rispetto al Civettino o al Saccomazzone, ma se disgraziatamente la tua testa si trovava tra il bastone e la pignotta il risultato era il medesimo: 😱😱😱 PAF! PAF! PAF!
Visitando e perdendovi nel bellissimo giardino di Boboli avrete la possibilità di vedere queste statue: 🌳A BOBOLI CON LE BUSSOLE 🌳
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IL CAVALLO DI COSIMO I: È TUTTA QUESTIONE DI CASTAGNA 🌰
Cosa c’entra una castagna 🌰 con il monumento equestre 🐎 di Cosimo I che possiamo vedere in Piazza della Signoria?
Sono forse impazzita? Ebbene no! Si tratta di una delle tante e divertenti curiosità che riguardano la nostra amata città di Firenze.

Come sempre ripercorriamo la storia di questa bellissima scultura in bronzo per capire l’aneddoto.
🐎 IL MONUMENTO EQUESTRE DI COSIMO I
Nel 1587 Ferdinando I de’ Medici commissionò alllo scultore fiammingo Giambologna una statua equestre che celebrasse le gesta del padre Cosimo I, Granduca di Firenze.

Il Giambologna eseguì la scultura esaltando la figura del Granduca con un’espressione da grande condottiero e aggiunse, sul basamento, 3 bassorilievi che raffigurano episodi salienti della sua vita:
- L’elezione a duca, avvenuta nel 1537
- La conquista di Siena del 1555
- Il conferimento del titolo di Granduca nel 1569

AAA CERCASI CASTAGNA
🔎 🌰 Ma dov’è la castagna? Dobbiamo cercarla in questi bassorilievi?
No! La dobbiamo cercare direttamente sul cavallo.
In questo contesto per “castagna” non intendiamo le nostre amate ballotte o bruciate che mangiamo in inverno, bensì quella placca callosa a forma di castagna posta nella parte interna delle zampe anteriori dei cavalli.

CURIOSITÁ: “Contadini e montanini, scarpe grosse e cervelli fini!”
Si racconta che il Giambologna, quando fu scoperta l’imponente opera, fosse nascosto dietro la palizzata che ancora avvolgeva la base, per 👂 ascoltare le critiche del pubblico. Alcune furono costruttive, altre….direi “particolari”.
Un commento in particolare colpì la sua attenzione: fu quello di un contadino che pur esaltando l’esecuzione del cavallo che “sembrava vivo“, faceva però notare che al quadrupede mancava la “castagna” ❌🌰.
La cosa era vera ed il Giambologna fu ben lieto di perfezionare la sua opera, realizzando in un secondo momento proprio le “castagne” mancanti.
Di questo e di molto altro parleremo durante il gioco-tour per bambini in Piazza della Signoria: 🔎 CHI L’HA VISTO? Visita guidata in Piazza della Signoria 🔎
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LA VENDETTA CONTRO LA PIAGNONA 🔔 DI SAN MARCO
Sembra il titolo di un libro noir o addirittura horror in realtà la protagonista di questa curiosità di Firenze non è una persona che piange tanto 😭 ma la campana in bronzo 🔔 esposta al Museo di San Marco.

Posta in origine sul campanile della chiesa, la campana fu probabilmente frutto della collaborazione di 2 grandi artisti del XV secolo, Michelozzo e il genio Donatello. Fu voluta da Cosimo Il Vecchio dè Medici come testimonia la presenza dello stemma mediceo con le palle 🔴 proprio sulla superficie della campana stessa.
Ovviamente la campana non piange e non ha mai pianto ma è stata il simbolo di grandi frignoni, i cosiddetti “Piagnoni“! Questi erano i seguaci incalliti del monaco Frà Girolamo Savonarola (“ricordati che devi morire!”🤘), che versavano fiumi di lacrime mentre ascoltavano i sermoni del loro idolo.

Nel corso della sua vita la campana suonò QUASI sempre per avvisare i Piagnoni di accorrere perchè una nuova predica stava per cominciare e i suoi rintocchi accompagnavano i pianti. Dico “quasi” proprio perchè l’ultima volta che la campana fece 🔔 DIN DON DAN servì sì per richiamare i Piagnoni, ma non per ascoltare Savonarola, bensì per cercare di salvarlo.
🤔 Cos’era successo? Facciamo un salto in dietro e cerchiamo di ripercorrere le tappe salienti.
✝️ Savonararola, monaco domenicano di Ferrara, giunge a Firenze voluto proprio dalla famiglia dei Medici, in quanto avevano visto in lui il giusto predicatore per riportare ordine. In realtà il nostro simpaticone iniziò una guerra accanita contro la Chiesa stessa, accusando fin il Papa, di corruzione ed immoralità. Risultato? ✝️ L’8 Aprile 1498 fu condannato a morte per eresia. Il 23 Aprile fu prima impiccato, poi bruciato sul rogo.

😱 Ora immaginatevi il panico tra i Piagnoni! Già si disperavano solo nel vedere il loro idolo, ora panico-paura allo stato puro.
Io me li immagino a ragionare: “Condannare a morte il nostro mito vivente?!, giammai!” “E’ necessario avvisare tutta la popolazione di ciò che sta succedendo. Ma come? Facciamo suonare la Piagnona!“
Ora sicuro la campana suonò l’ultima volta proprio quella notte, però dalle cronache sappiamo che il popolo si mosse non a difesa di questo uomo che aveva perso il lume della ragione, bensì contro di lui e tutto il suo esercito. Ma siccome manco loro erano tanto rifiniti decisero di prendersela anche contro la campana, il simbolo per eccellenza.
Siete pronti a scoprire la vendetta?
- A mò di Lupin III si arrampicarono sul campanile e fecero precipitare la campana 🔔
- La caricarono su un carro, fu trascinata e frustata per le vie di Firenze.
- Ma siccome non bastava, la Piagnona fu condannata addirittura all’esilio forzato. Scortata fuori dalle mura fu poi collocata sul campanile di San Salvatore al Monte.
Di questo e di molto altro parleremo nel nuovissimo gioco-tour per bambini: 📖 Il Museo di San Marco e un Libro Misterioso 📖
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❄️ L’ANTENATO DEL FRIGORIFERO❄️ Le Ghiacciaie di Boboli
Una delle tante curiosità che possiamo incontrare durante la visita guidata per bambini al giardino di Boboli: le Ghiacciaie
Ma cosa saranno mai questi casette a cupola che si possono intravedere nello splendido giardino di Boboli? Sembrano dei trulli made in Tuscany ma ovviamente non lo sono…come direbbe Mastrota in una delle sue più convincenti televendite “siamo di fronte al miglior frigorifero al mondo, garantito al 100%” 😂😂😂

La domanda sorge spontanea: “Ma vuoi che queI ricconi dei ⚜️ Granduchi di Toscana che risiedevano proprio a Pitti non si potessero permettere un frigo????“ Ovvio che sì, ma ahimè non esistevano ancora.
Allora facciamo un bel salto nel passato e vediamo di capire come funzionavano queste ghiacciaite.
❄️ LE ORIGINI DELLE GHIACCIAIE: Ovviamente la tecnica di conservazione dei cibi con il ghiaccio non è stata inventata a Firenze. Siamo di fronte ad un’arte antica che si perde nella notte dei tempi.
Già gli uomini preistorici usavano questa tecnica, sfruttando le fredde grotte o scavando fosse.
Con il passare dei secoli l’uomo si è evoluto e sicuramente nel Rinascimento si prediligeva avere una struttura architettonica ad hoc per il ghiaccio piuttosto che scavare delle buche per terra.
Risultato? BOOM💥 Ed ecco a voi la comparsa di due “diacciaie” in muratura nel Giardino di Boboli al servizio dei regnanti locali.
❄️ STRUTTURA DELLE GHIACCIAIE: le ghiacciaie esistevano in tutta la Toscana e avevano forme diverse, quelle di Boboli sono edifici a pianta circolare coperti con cupolette. La forma migliore era quella tronco-conica 🍦 : bingo! proprio quella di Boboli! Sulla sommità della cupola si vedono delle lanterne che, oltre ad avere una funzione estetica, servivano come camino d’areazione 🌬️

❄️ LA STAGIONE DELLA NEVE: Firenze è conosciuta nel Mondo per le milioni di cose belle e buone che si possono trovare, ma sicuramente non è famosa per le grandi nevicate invernali. Quindi, da dove arrivava la neve/ghiaccio da mettere dentro le “diacciaie”? 2 erano le fonti a cui attingere:
- ⛲ il ghiaccio che si raccoglieva, durante gli inverni più rigidi, nelle vasche del giardino di Boboli.

- 🏔️ la neve fatta giungere appositivamente dalle montagne dell’Appennino. Il ghiaccio prodotto nelle “neviere” di montagna giungeva in città, su carri trainati da buoi, in lunghi viaggi notturni, all’interno di apposite botti coibentate con sughero.
❄️ L’USO DELLE GHIACCIAIE IN ESTATE: nella stagione calda ☀️ le ghiacciaie, rimaste semivuote, venivano sfruttate come cantina per tenere il vino 🍷 in fresco, ma anche altri cibi facilmente deteriorabili. Una testimonianza simpatica ce la dà Francesco Redi, accademico della Crusca, riportanta nel suo saggio “Bacco in Toscana” (1685).
Venga pur da ogni bicocca (1)
Neve in chiocca (2).
E voi satiri lasciate Tante Frottole(3),
e tanti riboboli(4) ,
E del ghiaccio mi portate Dalla Grotta del Monte Boboli (5),
Con altri picchi Dé mazzapicchi (6)
Dirompetelo, Sgretolatelo, Infragnetelo, Stritolatelo,
Finchè tutto si possa risolvere In minuta freddissima polvere, Che mi renda il ber più fresco
Per rinfresco del Palato, Or ch’io son morto assetatato.
Per rinfresco del Palato, Or ch’io son morto assetatato.
Dite pur ch’io non son Bacco!
(1) Bicocca – Fortezza piccola (2) Chiocca – A volontà (3) Frottole - Sorta di parlare oscuro, misterioso (4) Riboboli – Sorta di parlare breve in burla (5) Boboli – Giardino del gran Duca di Toscana unito alla sua abitazione (6) Picchi e mazzapicchi – Martelli di legno (7) S’io n’insacco – se non mando giù
Se vuoi vedere dal vivo le Ghiacciaie e conoscere la storia del Giardino di Boboli ti aspetto al gioco-tour per bambini e famiglie 🌳 “A Boboli con le bussole“.🌳
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